RECENSIONE Letto 1958  |    Stampa articolo

I danni della vecchiaia

Foto © Acri In Rete
Padre Leonardo Petrone
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Sono stato giovane e andavo dove volevo, ora sono vecchio e vado dove mi portano”. Nella vecchiaia le carezze della fantasia non corrono vorticose sulle onde, sbattono agli scogli e tornano indietro. In parole più chiare: non vedo come prima, mi chiamavano “occhio di falco”, il destro è quasi spento; non odo come prima, spesso confondo o non capisco, la novità non è compresa e custodita come in altri tempi. Insomma a 85 anni suonati il futuro è sconosciuto, il presente è nebuloso, il passato è sedentario e ripetitivo. Mio padre a 80 era già ripetitivo e raccontava episodi della grande guerra 15-18: non si vive del passato, si vive col passato.
Il passato è ricordo, il presente fastidio, il futuro relegato in foschia. Che posso fare ancora? Non correre, mantenere acceso il moccolo residuo. A spegnerlo penserà un Altro. Cammino a passi lenti, il tramonto offre panorami sbiaditi.
Seneca loda la vecchiaia perché certe pulsioni sono adagiate nella quiete. Cicerone chiama la vecchiaia “insulto alla vita”: fare correre i vecchi è uno dei grandi problemi, si ritorna ai passetti pericolosi e traballanti. Non mancano gli adulatori di quest’età, ma non li credo sinceri. La
vecchiaia è “supplemento alla vita”, non è produttivo, non bello, rendiamolo utile.
Leopardi definisce con cruda chiarezza: “la vecchiaia è male sommo, priva l’uomo dei piaceri, lasciandone gli appetiti, e accumula dolori”. Perfetti è più comprensivo “La vecchiaia è un momento di posa prima di veleggiare verso l’eternità”. Papa Clemente XIV esorta a non disprezzare la compagnia dei vecchi ”hanno un repertorio molto buono a scartabellarsi”, Silvio Pellico aggiunge: “rispettando la vecchiaia spargiamo un seme , di cui raccoglieremo noi stessi i frutti”. Faccio mio l’augurio di Paul Morand “Beati quelli che alleviano i giorni che mi separano dal mio arrivo alla Patria Beata”. Intanto: si cammina curvi, ci si appoggia al bastone, si cade nel bagno, si rompe il femore, il naso cola, il “c..” perde, la scala sembra più lunga. I vecchi e le vecchie si sentono preziosi e utili quando giocano con i nipoti.
Manzoni fa il tema al nipotino, un sufficiente 6, un grande matematico svolge un problema: sbaglia “portami il libro di Aritmetica”, mio padre ricordava e cantava una sola strofa delle ragazze di Trieste quando accolsero i bersaglieri vittoriosi, le ragazze erano avvolte nel tricolore. L’agilità dei piedi e della memoria è lento ricordo.  Al nonno luccicavano gli occhi quando ripeteva “…ai miei tempi…”. Allegria: sarai giovane aitante quando farai ingresso in Terra nuova. Termino con la sesta beatitudine: “Beati quelli che comprendono che la mia vista è annebbiata ed il mio pensiero cammina a rilento”. 

PUBBLICATO 10/10/2022 | © Riproduzione Riservata





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