A cinquanta anni dalla morte, l’acrese Angelo Siciliano (Charles Atlas) fa ancora parlare di sé. La Gazzetta dello sport gli dedica un’ampia pagina


Redazione

Di Angelo Siciliano, soprannominato Charles Atlas, ce ne siamo occupati nell’agosto 2020. Sul numero di ieri, sabato 8 aprile, La Gazzetta dello sport, uno dei quotidiani più diffusi, gli ha dedicato un’ampia pagina. Ad oggi si tratta delle notizie più corpose che si trovano sul web. L’articolo, che consigliamo di leggere, è di Giulio Di Feo. Ne riportiamo uno stralcio: “Angelo detto anche Angelino nasce ad Acri (Cosenza) nel 1892 e vive la sua infanzia nelle campagne di Bisignano. Dalla Calabria il flusso migratorio è un fiume in piena, vanno in Uruguay o negli Stati Uniti dove c’è sempre bisogno di un paio di braccia. Nel caso di Angelo, però, l’America è un’avventura. Un portale specializzato in ricerche genealogiche, acrifamilies, l’ha ricostruita così: suo padre Nunziato avrebbe ucciso un uomo nelle campagne intorno al paese e sostenuto che fosse legittima difesa, ma non potendolo provare scappa e si imbarca per New York. Mamma Maria Francesca rimane ad Acri, ma non appena sa che Nunziato vuole risposarsi prende Angelo, undicenne, e si dirige verso Napoli per salire sul primo battello. Un pomeriggio ad Angelo capita una brutta storia: è in spiaggia con una ragazza, un bagnino lo sfotte perché è magro come uno scheletro e gli lancia della sabbia in faccia. Angelo ha 16 anni, scoppia in lacrime ma non sa che quell’evento gli avrebbe cambiato la vita. Pesa 97 libbre, Angelo, circa 44 chili. Pochi, troppo pochi. Un giorno con la scuola visita il Brooklyn Museum e resta incantato davanti a una statua di Ercole. Su un giornale Angelo vede una foto in posa di Eugene Sandow, considerato il padre del culturismo moderno. Si costruisce un bilanciere artigianale con un bastone e due pietre, risparmia fino a comprarsi un estensore a molla, guarda gli esercizi dalle riviste e studia come poterli riprodurre a casa. L’esercizio costante lo porta a crescere, mette un po’ di massa. In spiaggia non lo sfottono più, ma Ercole è ancora lontano. Accantona l’attrezzatura di fortuna, inizia a inventarsi esercizi nuovi in cui lui è sia l’atleta che il peso che sposta, in cui i muscoli siano in tensione continua l’uno contro l’altro, li mette in pratica con una costanza spietata. A 24 anni Angelo torna in spiaggia ed è praticamente un marmo che cammina. Un amico gli fa: “Sai a chi assomigli? Alla statua di Atlante che sta in cima alla banca!”. Il nome gli piace, prende appunti. Atlante in inglese e in latino è Atlas, il titano che nella mitologia porta il mondo sulle spalle. Le statue in questa storia giocano un ruolo importante, perché sempre sulla spiaggia lo vede un artista e gli chiede di posare per lui. Angelo svolta quando capita nello studio di Gertrude Vanderbilt Whitney, che oltre a essere scultrice di fama mondiale è l’animatrice del tessuto mondano di New York. Gertrude rimane a bocca aperta non solo per il fisico perfetto di quell’italiano, ma per la sua capacità di tenere i muscoli contratti e in posa per oltre mezz’ora. Si sente bello, Angelo, tanto bello che un giorno sfogliando la rivista Physical Culture vede un concorso fotografico: 1000 dollari per “l’uomo più bello del mondo”. Si fa fotografare, spedisce, e la lettera la apre il boss della rivista in persona, Bernarr MacFadden. Stessa scena un anno dopo: nel 1922 a 30 anni lo nomina “The world’s most perfectly developed man” al Madison Square Garden. Nello stesso anno Angelo va all’anagrafe e diventa Charles Atlas. L’intuizione è che quel suo metodo di allenamento si può vendere. Può praticarlo chiunque. Non servono attrezzature da palestra, i pochi strumenti utili si trovano in casa: sedie, asciugamani, muri, pavimenti. Servono solo applicazione, voglia, costanza. Convinto da Frederick Tilney, medico e allenatore conosciuto grazie a MacFadden, crea il suo primo corso: 30 dollari per un opuscolo da 13 lezioni da inviare per posta. Banale, e infatti la cosa non decolla, i primi anni della società sono un disastro. Qui i muscoli non bastano, serve un’altra idea oltre a quella del metodo. E Charles se la vede servire sul piatto d’argento da un suo omonimo: Charles Roman, appena uscito dall’università, pubblicitario. Roman si fa raccontare da Charles la sua storia e si mette alle matite. Il concetto verte tutto su come un tipetto magrolino sia diventato il fisico meglio sviluppato al mondo. È un fumetto che inizia con un bellimbusto sulla spiaggia che frega la ragazza al poveraccio buttandogli della sabbia in faccia, così il malcapitato usa il metodo Atlas e quando torna ha un fisico che l’altro si scansa. Con il boom di Charles Atlas il successo nella vita e l’aspetto fisico iniziano a camminare di pari passo. Quel corso che ti trasforma da zimbello ad adone puoi farlo a casa tua, senza che nessuno ti derida se sbagli. È la chiave per arrivare, è una rivincita che ti arriva per posta, lo vogliono tutti. Charles si trova a cavallo di qualcosa di più grande di lui, ma la cavalca alla grande: traduce in sette lingue Dynamic tension, apre uffici in giro per le capitali mondiali, ha due dozzine di dipendenti addetti solo ad aprire le lettere, si inventa esercizi nuovi continuando a ispirarsi al mondo animale, sprona i suoi adepti a spedirgli foto e a raccontargli le storie del loro cambiamento per poi usarle come spot, diventa inconsapevolmente una sorta di culto pagano con la promessa “dammi 15 minuti al giorno e farò di te un uomo”. Lo invitano in tv, in radio, se lo contendono gli stilisti e i giornali. Per accrescere il mito tiene dimostrazioni di forza in pubblico: strappa elenchi telefonici a mani nude, nuota nel mare in tempesta, attorciglia tralicci ferroviari, trascina locomotive, solleva ballerine sedute sui suoi bicipiti. Da Rocky Marciano a Joe Di Maggio, anche le grandi stelle dello sport si affidano al suo metodo per superare se stessi. I due Charles fanno una montagna di soldi: il primo inventa il fitness, il secondo il marketing applicato. All’inizio degli anni 50 l’ex bambino di Acri ha oltre un milione di adepti in tutto il mondo, ha creato un impero. La sua fama attraversa uno sconfinato numero di citazioni letterarie e artistiche, da Bukowski al Rocky Horror Picture Show, dai fumetti di Batman alle canzoni, i Queen si riferiscono a lui in We are the champions (“I’ve had my share of sand kicked in my face”), le statue scolpite con lui da modello popolano le piazze di mezza America. Dynamic tension si può ancora comprare online, a 54,95 dollari: molti lo considerano ancora un signor programma di allenamento a corpo libero.” Morì per un attacco di cuore in ospedale a Long Beach nel 1972 a 80 anni.
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PUBBLICATO 09/04/2023 | © Riproduzione Riservata

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