Gaccione e Milano


Mariacristina Pianta

Un viaggio insolito, che non si limita a descrivere luoghi e quartieri, alla scoperta di Milano caratterizza questi brevi, ma intensi, sessantatré capitoli del libro di Angelo Gaccione La mia Milano (Meravigli 2023, pagine 264 €. 17,00).
Si percepisce l’affetto autentico del figlio adottivo verso la città che lo ha accolto tra le sue nebbie e il sole che, inaspettato, fa capolino nel quartiere di Porta Romana illuminando vie e palazzi. Non è stato facile, inizialmente, per l’autore, nato in Calabria, abituarsi ad una realtà così diversa, eppure nella poesia introduttiva al libro sembra di avere davanti un dipinto: la metafora della torta golosa per indicare un luogo circoscritto (la mia fetta di quartiere), tante immagini di persone (i ragazzi) e di edifici allietati dal canto festoso degli uccelli appollaiati sui pali della luce. Nell’aria gioia, ma anche malinconia. Gaccione coinvolge il lettore in un percorso che diviene connotativo. Nascono riflessioni sul rapporto tra individuo e collettività nel rispetto delle esigenze di entrambi. Il senso civico rimane una componente fondamentale: “e sto da una parte sola: dalla parte degli interessi collettivi contro le consorterie e le lobby di ogni tipo, che si annidano, impudentemente, a destra e a sinistra”. È un monito alla coerenza e al rispetto di valori che si stanno perdendo. Gaccione, pur dando rilievo a tematiche di carattere sociale, non dimentica il ruolo della bellezza nel mondo contemporaneo. Si sofferma, dopo essersi ampiamente documentato, su chiese e monumenti della città. Tratteggia, per esempio, la Sala Capitolare di Santa Maria della Passione: la struttura architettonica, i dipinti del Bergognone. Ci sembra di essere presenti in queste visite, che hanno il merito di fornire informazioni precise in modo vivo, attento al rapporto costante tra passato e presente. Ugualmente accade citando San Bernardino alle Monache, santa Maria della Sanità e tante altre chiese che, per pigrizia o impegni lavorativi, ci dimentichiamo di ricordare. Un’analisi esauriente e ricca di spessore umano è riservata a palazzi, musei e monumenti. Sembra di avere davanti la casa degli Omenoni con la sua facciata in cui spiccano gli otto Telamoni, creature mitologiche che popolavano il mondo classico. Un simile coinvolgimento avviene osservando la Ca’ Granda, che si distingue per mescolanza di stili dovuti a quattro secoli di lavori, che indicano una lunga gestazione. Per conoscere ed apprezzare Milano, occorre dare uno sguardo non solo ai musei famosi come la fabbrica del Duomo o alla Pinacoteca Ambrosiana, ma anche alla Casa Bagatti Valsecchi, sede di un collezionismo raffinato e dove si svolgono meravigliosi concerti. È possibile, quindi, ritrovare un’armonia raggiunta dal connubio tra le arti. Gaccione non trascura, inoltre, la possibilità di suggerire gite fuori porta. Ed ecco davanti ai nostri occhi stagliarsi le abbazie di Chiaravalle, Viboldone, Morimondo, che ci permettono di calarci in un contesto di raccoglimento e quiete. Possiamo ammirare le opere dei secoli XII e XIII, ripensando agli ordini dei Cistercensi e degli Umiliati. Questa aspirazione ad una pace interiore e l’esigenza di una progressiva catarsi si colgono dalla presenza, nel libro, dell’acqua, elemento di vita. Non a caso numerose pagine sono dedicate alle fontane di Milano. L’autore mette in primo piano la loro storia, i cambiamenti e, purtroppo, l’incuria attuale. Emerge un quadro completo di numerosi aspetti che danno un volto concreto alla nostra città. Da segnalare lo stile dell’autore, che, in certi casi, grazie al ritmo, alle pause, alla sintassi e alla scelta precisa delle parole, privilegia la prosa poetica: “Amo le città d’acqua… Le fontane hanno la stessa magia dei fiumi… Le si può ammirare incantati seguendo i giochi d’acqua, i ghirigori, le geometrie, le cadute; se ne può sentire il semplice scrosciare, lo scorrere sonoro, lieve, monotono…”. |
PUBBLICATO 10/03/2024 | © Riproduzione Riservata

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