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Senza ottimismo non può esserci futuro

Foto © Acri In Rete
Manuel Francesco Arena
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A scanso di equivoci, prima di entrare nel merito, ci tengo a precisare che il sottoscritto di politica non si occupa. Ringraziando Dio non è il mio campo, preferisco scrivere, praticare sport, o leggere un buon libro lasciando che sia chi meglio di me è predisposto a fare questo mestiere nobile. Perciò, per evitare le solite diatribe o di essere tacciato di essere contro od a favore di chicchessia, ho tenuto a precisare ciò.
Tuttavia ho deciso di esprimere la mia libera opinione in merito a ciò che leggo di tanto in tanto sui social su Acri in quest’ultimo periodo. Noto che la si dipinge a volte come un luogo tristo, privo di ogni cosa se non di quattro strade, case vuote, qualche cane e pochi ostinati che ancora rimangono a viverci.
E’ vero che ci sono tanti problemi e disservizi (alcuni anche gravi), sono il primo a farli notare io quando c’è bisogno, ma è pur vero che poi non è tutto da buttare come si vuol fare apparire. Purtroppo va detto che tutta l’Italia interna è in preda all’abbandono ed è diventata un luogo di Serie B.
A soffrire un po' sono tutte le cittadine come la nostra che giornalmente vengono deprivate di ogni servizio. In tutto è inutile girarci intorno, balza subito agli occhi come poche realtà vicine siano pessimiste e annichilite come quella acrese, ciò lo dico con una certo senso di amarezza.
Ci si nasconde ormai dietro la classica frase “Acri è morta” senza far nulla perché riviva un po', anzi chi ha deciso di rimanere e vuole impegnarsi per far qualcosa non riceve il giusto supporto ed addirittura a volte viene deriso alle spalle! Oltretutto sembra che ormai la comunità sia divisa da una politica poco attenta che negli ultimi cinque lustri invece di lavorare per unire, ha fatto tutto il contrario. C’è poca aggregazione ormai, tutti siamo nascosti dietro agli schermi dei telefoni convinti di aver il mondo a portata di mano, quando in realtà oltre quel mezzo freddo c’è solo l’illusione del nulla.
Una volta Acri era una città migliore non solo perché aveva un ospedale molto più efficiente ed uffici pubblici che ora non ci sono più ma lo era pure perché era più comunità diversamente da come è oggi. All’epoca eravamo uniti nel difendere i nostri diritti e nel risolvere ed affrontare ogni problema al di là di bandiere partitiche o varie simpatie. Lo facevamo nelle piazze e per le vie, le stesse che oggi sono vuote.
Acri come tante migliaia di città ovunque, non dimentichiamoci che è un luogo anziché una persona fisica e si sa, quando un luogo viene abbandonato inesorabilmente il silenzio lo prende alle spalle ed il vuoto aleggia su di esso. Dobbiamo tornare di più a parlarci, a cambiare atteggiamento, a veder ciò che si può migliorare. C’è bisogno di idee, di voglia di fare e pure di arrabbiarsi quando è il caso purché qualcosa si muova. Se poi proprio c’è chi non può fare a meno di lamentarsi sempre e comunque, può esercitasi prima a chiedersi cosa fa lui nel quotidiano per cambiare le cose ed allora poi vedere se è il caso di continuare o di cercare di cambiare se stesso prima di tutto. Penso sia un ottimo allenamento questo!
In fondo diceva il poeta Tonino Guerra in un vecchio spot che l’ottimismo è il sale della vita; aggiungo io se non c’è ottimismo non può esserci alcun futuro.

PUBBLICATO 21/01/2025 | © Riproduzione Riservata





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