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#iosonomaleducato!

Foto © Acri In Rete
Angelo Bianco
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Ad Acri l’estate è torrida!
No, non è colpa del solleone o forse anche, se a qualcuno ha dato alla testa, ma è invece colpa della bagarre politica che è esplosa in seno alla giunta comunale, le teste accaldate sono le loro.
Gente che va, gente che viene, è il risiko del momento, sono operazioni di fine bilanciamento, la politica corre sul filo teso, le forze devono essere ritarate per non cadere nel vuoto, basta uno scossone, una concessione in più, una marchetta in meno.
L’opposizione non c’entra, fa tutto la maggioranza, è pro domo sua.
E i cittadini?
Noi, c’entriamo?
Da lontano a me sembra di sentire un venticello fresco, che pare spirare per sollevare gli animi resilienti al torpore del caldo, è solo un alito ma è pur qualcosa perché, altrimenti, niente sarebbe peggio dell'aria insopportabile.
Mi piace quando mi dicono “intelligente” o “simpatico” o “empatico”, non mi piace quando è, invece, “supponente” o “arrogante” e “ignorante”, ma le opinioni in democrazia si rispettano tutte se educate e, invece, mai avrei immaginato che, tra tutti, l’aggettivo che più sa dire di questo mio tempo è: “maleducato”!
“Dottore, mi annoveri tra i suoi amici maleducati” e un altro “orgogliosamente, maleducato” sino a quello che mi ha colpito di più “#iosonounmaleducato!
È così che si firma, come per dire di sé stesso più di quanto possa fare un nome e un cognome e, allora, ho pensato “la maleducazione, forse, non è solo il mio tempo!”
Mi hanno scritto in tanti, troppi per non darne rappresentazione e voce, sorprendendo quanto penso dell’Italia e, quindi, anche del mio paesello “perché nessuno si ribella?”
Un antico adagio recita “se non sei tu ad occuparti di politica, sarà la politica ad occuparsi di te!” e lo farà curando i propri interessi, ambizioni e guadagni e a noi non resterà che ululare alla luna ma è un lamento farlocco, ipocrita, poi torneremo a dormirci su, domani è un altro giorno, forse.
Una lettera però mi ha colpito più di ogni altra.
È una mia amica di antica data e studi a scrivermi, è una professoressa stimata con animo civico di spessore oltre la media. Il suo è manifesto critico di riflessione, è un appello di dolore cittadino, da Acritana agli Acritani, che riporto per ogni virgola che ho condiviso e sono tutte, nessuna esclusa, perché “è la somma che fa il totale” anche se non c’è nulla da ridere.
“Amico mio,
Acri è sottoposta ad un irreversibile processo di impoverimento culturale di cui si conoscono nomi e mandanti, purtroppo!
oramai io ho troppe domande senza risposte, il problema però non è la mancanza delle mie risposte, ma ancor più preoccupante è l’assenza di domande collettive che il tessuto sociale cittadino ha rinunciato da tempo a porsi!
Sono sempre di meno le persone che si interrogano sullo stato di salute civile, sociale e culturale della città. E il perché non è dato saperlo se non in ordine ad un assetto sodale.
Ma oltre che a un restringimento, assistiamo a una rarefazione degli spazi di democrazia. Sfiducia diffusa, crisi economica strutturale, emigrazione di massa, mutamento delle forme di partecipazione…!
Potremmo discutere a lungo sulle possibili cause di questa apatia generalizzata, ma si dovrebbe farlo in uno stato di allerta generale…Ciò che conta, oggi, è tornare a spingere per aprire nuove domande, in forma collettiva, deliberativa, incisiva, politica.
I problemi sono tanti e investono ogni aspetto della vita di chi vive questa città.
I servizi pre e post scuola non esistono più, così come la mancata attenzione sulle infrastrutture sociali fondamentali per una città civile, sulle quali contenere le metastasi; e magari sulla quale l’amministrazione continua a giocare a nascondino…!
Tutti i servizi compresi quelli di assistenza agli anziani risultano inefficienti a causa della siderale distanza tra la domanda e la capacità di offerta del settore welfare comunale. È mai possibile accettare questa sistematica riduzione dei diritti di cittadinanza in silenzio, senza organizzare una risposta collettiva?
No, non lo è, eppure accade, tutti tacciono o hanno rinunciato a denunciare vinti dalla stanchezza, come me!
Credimi sono stanca, esausta di seguire menzogne falsificazioni e interessi privati in atti pubblici!
L’assenza delle risorse pubbliche necessarie e la cattiva gestione dei servizi sanitari sono la punta dell’iceberg, dopotutto stanno producendo un progressivo peggioramento della qualità della nostra vita, insicurezza, disperazione e disuguaglianze.
Ma non vedo e non sento nessun rigurgito di dignità dai nostri concittadini!
Come possiamo far emergere, anche in questo campo, i bisogni della maggioranza delle persone che vivono in questo territorio? Non lo so!
Come mai la cosiddetta “società civile” rimane impassibile dinanzi alle infiltrazioni “malavitose” in ogni settore e livello delle istituzioni?
È presto detto: l’interesse privato in nome di quello pubblico.
Quali apparati politico-clientelari si stanno amalgamando per impossessarsi delle leve amministrative in vista delle prossime consultazioni amministrative? Questa è una buona domanda!
Perché le istituzioni culturali cittadine non si ribellano allo status quo, e sono defunte?
Queste sono solo alcune delle domande intorno alle quali ritengo sia giusto e opportuno rispondere comunemente, se possibile in un’assemblea pubblica che evidenzi anche l’urgenza di sfidare il futuro, ripartendo dal presente, individuando i possibili strumenti per incalzare chi amministra e realizzare alternative concrete.
Ma tutti dormono.
Se è vero che la nostra città sembra spegnersi lentamente e perdere vivacità, è anche vero che esiste una parte della città che opera quotidianamente e in maniera coraggiosa in ambiti diversi, mettendo in campo energie, determinazione e coraggio.
Ma ognuno lavora in solitaria purtroppo!
Forse è proprio da qui che dovremmo partire per rilanciare e porre al centro del dibattito culturale e dell’agenda politica cittadina i bisogni e i desideri degli acritani e delle acritane.
Forse è arrivato il momento di scrivere una nuova pagina per questa città. Ma francamente sono scoraggiata e molto molto delusa…
Condividiamo e organizziamo insieme questa necessità ormai impellente, ma forse sarebbe bene che tutti e tutte ci ritrovassimo in un'assemblea
pubblica ma naturalmente tutto tace, tranne la tua onesta voce di indignazione.
Considero la tua lettera malinconica un rigurgito di dignità e visione…”
Cara amica mia, cari acritani tutti,
Siamo fermi davanti ad un bivio, lo siamo ormai da troppo tempo:
scegliere la “confort zone” del nostro orticello e chiudere gli occhi, serrare la bocca, tappare le orecchie difronte alla deriva amministrativa ed essere scimmiette ammaestrate all’apatia, all’agonia civica o rimboccarci le maniche, soffiare forte la nostra indignazione e riempire l’agone politico, ognuno per la propria parte, ognuno per il proprio tempo.
È tempo di unire gli aliti, tutti insieme, ad Acri come in Italia, sino a farlo diventare un vento potente, ruggente, democraticamente reazionario, civicamente maleducato così che il clima torni torrido per la sola ragione di sempre, è estate, ma ad ognuno sia di nuovo concessa la propria oasi di fresco:
la partecipazione.
Tu chi sei?
#iosonomaleducato!

PUBBLICATO 17/07/2025 | © Riproduzione Riservata





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