La città cambia… in peggio: senz’acqua ancora una volta


Carla De Vincenti

Ancora una volta la città si è svegliata coi rubinetti a secco, senza preavviso, senza spiegazioni, senza un’assunzione di responsabilità. E mentre i cittadini affrontano l’ennesima emergenza, la pagina ufficiale del sindaco continua a raccontare soltanto di “successi”: concerti, manifestazioni ordinarie, autocelebrazioni e prospettive di carriera politica. È l’immagine di una comunità costretta a vivere come se il diritto all’acqua fosse un privilegio e non un bene essenziale. Qualche giorno fa il sindaco invitava testualmente «chi vive fuori a vivere la nostra città così come si è evoluta, e non nei ricordi dell’adolescenza: il tempo passa, le abitudini cambiano, la città cambia». Eppure oggi Acri si è svegliata per l'ennesima volta senz’acqua. Se questa è l’“evoluzione”, allora viene da chiedersi se non fosse meglio quella adolescenza che lui liquida con sufficienza: almeno nei ricordi di chi è cresciuto qui la città garantiva tutti i servizi essenziali, a partire dall’acqua. L'attualità, invece, ci consegna l’immagine di cittadini chiamati ad arrangiarsi con taniche e bottiglie, mentre ci viene raccontata la favola del paese “evoluto”. L’evoluzione, però, non si misura con l’asfaltatura last minute delle strade in vista delle regionali — una pratica da altri decenni, quando si pensava di impressionare le folle stendendo un velo di bitume — né con l’autocompiacimento per due o tre concerti riusciti. Altri comuni, con meno abitanti e meno risorse, dimostrano che la cultura non è un’eccezione estiva ma un progetto: basti guardare Cerisano, meno di tremila abitanti, il cui sindaco proprio oggi è stato ospite al TGR Calabria per presentare una rassegna capace di trasformare il borgo in un palcoscenico diffuso tra jazz, cinema e teatro, con nomi di rilievo come John Patitucci, Servillo–Girotto–Mangalavite, Walter Ricci, Paola Turci e Gino Castaldo, Dario Bandiera e Maurizio Casagrande. Un programma strutturato, che coinvolge oltre 100 artisti, non due tre serate fortunate. E intanto, mentre qui si continua a inseguire interventi di facciata, l’Europa e lo Stato hanno messo a disposizione miliardi per modernizzare le reti idriche. Il PNRR – Missione 2, Componente 4 prevede 2 miliardi per le grandi infrastrutture idriche e quasi 1,9 miliardi per ridurre le perdite e digitalizzare le reti locali. Fondi già assegnati a decine di progetti, anche in Calabria, per sostituire condotte vetuste e garantire acqua sicura e continua. Significa che le risorse ci sono: ciò che manca è la capacità di intercettarle e trasformarle in servizi per i cittadini. Chiamarla evoluzione è un azzardo: perché non basta asfaltare una strada per cambiare la vita delle persone. L’acqua sì, quella sì che cambia tutto. E finché Acri resterà senza acqua e senza servizi essenziali – dalla salute alla vivibilità quotidiana – ogni parola di “evoluzione” suonerà come un’illusione. Perché un paese si misura su ciò che garantisce ogni giorno ai suoi cittadini. E oggi Acri, purtroppo, misura solo la distanza tra ciò che si proclama e ciò che si vive.
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PUBBLICATO 01/09/2025 | © Riproduzione Riservata

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