Calabria verde, ancora inchieste, reati, truffe, indagati. Intanto l’azienda ne esce a pezzi su Rai1


Roberto Saporito

La puntata de “L’Arena”, dedicata al taglio indiscriminato degli alberi ed all’azienda Calabria Verde, ha riportato in primo piano, ancora una volta, la questione forestale calabrese.
Calabria Verde nasce da un’infelice intuizione della giunta Scopellitti con la legge regionale n°25 del maggio 2013, come Ente strumentale della Regione per assolvere in modo unitario a tutti gli interventi sul territorio nel campo della forestazione e della difesa del suolo, compito assolto sino ad allora dall'Azienda Forestale della Regione Calabria (A.Fo.R.) e dalle Comunità Montane. L’assessore regionale Trematerra ed il direttore del Dipartimento, Zimbalatti, parlarono di “svolta epocale”. Alla sua guida la Regione decide di metterci il campano Paolo Furgiuele, in seguito indagato ed arrestato. Finora, quindi in quattro anni, Calabria Verde, che conta circa settemila dipendenti, piuttosto che passare agli onori della cronaca per eventi positivi, ha fatto parlare di sé solo per inchieste, truffe, stipendi gonfiati, arresti, negligenze. Oggi l’Azienda è guidata dal generale Aloisio Mariggiò che nei giorni scorsi al Corriere della Calabria ha detto: “Calabria Verde non ha mai avuto una guida, anzi è stata vittima del sistema, contaminata da un virus che io definisco follia gestionale. Mezzi e operai sono stati utilizzati per fini anche personali e tutto a carico dell’amministrazione. Per anni, dalle istituzioni, sono stati assunti operai a solo scopo clientelare. Ad oggi ho inviato una quindicina di comunicazioni alle Procure.” La Procura più attiva sembra essere quella di Castrovillari guidata da Eugenio Facciolla che, nei giorni scorsi, ha aperto una nuova inchiesta sul taglio degli alberi (anche nei boschi Serra Crista e Galluzzo di Acri) e sulla legna scomparsa o venduta illegalmente, aspetti sui quali avrebbero dovuto vigilare Calabria Verde ed i suoi dirigenti. Un’indagine complessa che cerca di fare luce su enormi danni ambientali (in una regione ad alto rischio idrogeologico) e su un giro milionario di soldi, circa 30. Secondo indiscrezioni sarebbero pronti un lungo registro di indagati e misure cautelari. Negli anni passati, invece, i fondi destinati alla messa in sicurezza del territorio sono serviti per pagare stipendi e straordinari. Su questo aspetto sta indagando la Procura di Catanzaro. “L’Arena”, per l’ennesima volta, ha messo in luce questo spaccato allucinante di un’Azienda che costa ai calabresi 250 milioni all’anno. Tra filmati ed interviste ne è uscita un’Azienda a pezzi. Un’immagine ridicola e farsesca. Conduttore, ospiti in studio e lo stesso Mariggiò sono rimasti basiti e perplessi quando dirigenti a capo di distretti non sono riusciti a fornire spiegazioni alle semplici domande. Insomma una quadro desolante, frutto di cattiva gestione politica ed amministrava. Nell’ottobre del 2014, a pochi giorni dalle elezioni regionali, viene inaugurata la sede del Distretto n° 3, ubicata presso la ex Comunità Montana alla presenza di Paolo Frugiuele, del sindaco Nicola Tenuta, dell’assessore regionale all’agricoltura, Trematerra e di Giuseppe Caligiuri, responsabile del Distretto. Ben ventotto i comuni che fanno capo a questo distretto. Per il motto che contraddistingue Acri In Rete, ovvero “cronisti e non giudici”, vi mostriamo un estratto del programma “L’Arena”, quindi ognuno di voi trarrà le proprie riflessioni. |
PUBBLICATO 03/05/2017 | © Riproduzione Riservata

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