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Non siamo soli.

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Foto © Acri In Rete
Ogni anno la notte di Natale sembra trovarsi nell’aria qualcosa di magico.
Si riesce ancora a percepire, nonostante la patina del consumismo stia omologando tutti i sapori, il gusto proprio del 24 di dicembre, come il ricordo di un qualcosa di antico: come per ogni sensazione, è difficile renderle giustizia in parole, ma noi popolo dell’occidente più o meno cristiano, durante una sola notte di tutto l’anno ci “sentiamo così”.
E’ la notte in cui si celebra la Natività, quindi un nuovo inizio, il sorgere di un nuovo Sole.
Non a caso i primi cristiani hanno fatto corrispondere la commemorazione della Nascita del loro Messia con “la data in cui si chiude il solstizio d’inverno (22-24 dicembre), perché nel giorno in cui il sole comincia il suo ritorno nei cieli boreali, i pagani che adoravano Mitra celebravano il Dies Natalis Solis Invicti (giorno della nascita del Sole invincibile)”.
Non è un caso neppure che si festeggi la mezzanotte, perché è proprio a mezzanotte che il nuovo ciclo ha inizio.
Così proprio a mezzanotte, dopo aver consumato una, per quanto possibile, lauta cena, ogni buon cristiano si reca in chiesa per la solenne celebrazione del Natale; ed ogni chiesa è vestita a festa, in ogni chiesa è stata posta la statua del divino infante, in ogni chiesa riecheggiano le classiche melodie natalizie, ed ogni bravo cristiano nel suo vestito buono si sente pronto a ricominciare una vita nuova all’insegna dell’amore, del perdono e della fratellanza…poi sappiamo tutti benissimo che le cose non andranno proprio così, ma per quella magica notte tutto sembra possibile, e ci crediamo davvero!
Questo anno ho assistito alla messa di Natale nella chiesa di Santa Maria Maggiore, nel rione Padia, nel “rinato” centro storico: la chiesa eretta sui ruderi di un edificio romanico, come si vede oggi, è frutto degli interventi effettuati nel corso del sec. XVIII, ma la presenza dei resti dell'abside originaria con la scritta VI ANN. DVI - M.S. XX – XII e del crocifisso ligneo del ‘300 sulla navata destra fanno risalire la sua originaria costruzione all’epoca medievale.
In quella chiesa, la notte del 24 dicembre del corrente anno c’erano, oltre ai parrocchiani, molti “pellegrini” come me: temerari che, confidando nel recupero di un qualsivoglia posto macchina, hanno creduto di poter rivivere passate atmosfere natalizie.
Credo, comunque, che molti si trovavano in Santa Maria Maggiore perché consapevoli di essere accolti come ospiti di riguardo, perché don Gianpiero, il curato che la tiene in giurisdizione, è sicuramente un ottimo padrone di casa, avendo la capacità di far sentire i visitatori come a casa loro.
In quella chiesa ho scoperto un nuovo significato da dare al Natale, un senso che forse qualcun altro già prima mi aveva comunicato, ma che ancora non avevo fatto mio.
Nell’Emanuele non vi è solo il riflesso terreno di un’esistenza divina, se un “Dio è con noi” vuol dire che anche nella solitudine più disarmante nessun uomo sarà mai più solo.
Buon Natale.

PUBBLICATO 30/12/2004

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