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Per il salumificio solo due offerte dai privati.

Roberto Saporito
Foto © Acri In Rete
L’ Arssa ci sta provando in tutti i modi per rimpinguare le proprie casse. Anche attraverso la vendita di quelle strutture dismesse.
Ma sia chiaro, fanno sapere da viale Trieste, nessuna svendita. Dopo due sedute andate deserte, lo scorso quattordici settembre finalmente qualcuno si è fatto avanti per acquistare l’opificio di via Seggio, simbolo dell’Acri produttiva degli anni ’80. Solo due privati hanno partecipato all’ esperimento di trattativa privata che partiva da un’importo a base d’asta di 1.256.896,80.
Le uniche due offerte avanzate sono state pari a 800 e 250 mila euro. Troppo poco, avranno pensato i responsabili del settore risorse patrimoniali, visto che il verbale della seduta pubblica non è stato ancora reso ufficiale. In caso positivo si tratterebbe di un vero e proprio affare per un noto imprenditore acrese che con poco più di 800 mila euro acquisterebbe in tutto 20.000 metri quadri di cui 1.750 rappresentati da un ampio fabbricato, 890 da altri manufatti di servizio, 8.100 da piazzali e 9.370 da area verde.
In queste ore il commissario liquidatore Costantini e la Regione Calabria stanno decidendo il da farsi. Di certo un pezzo storico della valida produttività alimentare acrese sta, dunque per scomparire. E più di uno si chiede come mai il comune non abbia pensato di partecipare all’asta e accaparrarsi, così, una ampia struttura che gli avrebbe sicuramente fatto comodo.
In verità all’acquisto del salumificio il comune ci aveva puntato qualche mese fa. Con una semplice lettera indirizzata all’Arssa, piuttosto che una delibera del consiglio comunale come vuole la legge, il sindaco Coschignano dichiarava, a nome dell’ente, di essere interessato all’acquisto del salumificio ed in cambio offriva 400 mila euro ed una parte del bosco Gallice.
Il procedimento e le intenzioni fecero andare su tutte le furie le forze di opposizione che si dimostrarono contrari e bloccarono l’iter. Da allora, però, il comune non si è fatto più avanti, eppure per diversi locali paga affitti onerosi. Probabilmente l’infelice periodo delle casse comunali e l’aver acceso già altri mutui avrà spinto gli amministratori a non effettuare altre spese. Per dieci ininterrotti anni il salumificio ha rappresentato l’orgoglio di una città lavoratrice, produttrice e divulgatrice di ottimi salumi.
Entrato in funzione a metà degli anni ’70, cessò l’ attività nel 1987. I mezzi con a bordo salsicce, prosciutti, sopressate e capicolli, viaggiavano alla volta di ogni angolo della regione e di alcuni centri della vicina Basilicata. La chiusura creò polemiche e scalpore perché un’altra struttura che produceva e funzionava fu costretta a chiudere i battenti. Sotto accusa finirono alcuni privati impegnati nel medesimo settore che, sostenuti da uomini politici che contavano, vedevano nel salumificio acrese un grande ostacolo per la propria attività.
Ma anche alcune forze politiche che all’ epoca si dimostrarono poco sensibili.

PUBBLICATO 20/9/2007

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