Comunicato Stampa Letto 916  |    Stampa articolo

Feraudo (idv) interviene sullo smantellamento di sviluppo italia.

Maurizio Feraudo
Foto © Acri In Rete
"In questo momento i lavoratori di Sviluppo Italia sono-giustamente-preoccupati per il loro futuro. Non c'è dubbio che nei loro confronti vada attuata la più seria politica di tutela, in ossequio al principio della intangibilità del posto di lavoro, che noi riteniamo fondamentale al di là di ogni possibile interpretazione contraria da parte di alcuni interessanti esegeti del libero mercato. Fatta questa indispensabile premessa, con la stessa franchezza dobbiamo però porci il problema dell'opportunità di mantenere in vita un ente che può essere in prospettiva positivamente utilizzato."
E' quanto afferma Maurizio Feraudo, capogruppo di IdV in Consiglio regionale, il quale prosegue: "Stando a quanto riportato recentemente dall'onorevole Laratta, " nel periodo 2003/2006 sono state istruite 12.169 domande e portate a finanziamento 6.482 iniziative con una ricaduta occupazionale di 8.498 nuovi occupati ed una erogazione complessiva di 223.496.083,83 euro di incentivi ". Prendiamo per buoni questi dati, ma ci domandiamo: quante di queste iniziative sono sopravvissute veramente al periodo canonico dei cinque anni, prima del quale i percettori dei finanziamenti, se avessero chiuso formalmente le loro aziende, sarebbero stati costretti a restituire le somme ricevute? Chi si è preoccupato di verificare sul serio l'impatto occupazionale sul territorio, dividendo per singola linea di intervento l'analisi costi-benefici?"
"Sono certo - prosegue Feraudo - che, se ci si prendesse la briga di valutare attentamente l'effettiva capacità che ha avuto l'Ente di creare imprese realmente in grado di sopravvivere al mercato, non potremmo che convenire, anche per la Calabria, sulla impostazione rigorosa data dal governo (e che peraltro era stata ampiamente prevista nel programma dell'Unione), che ha ritenuto opportuno se non di sopprimere immediatamente quanto meno di limitare fortemente le competenze di Sviluppo Italia. Ritengo che le risorse impiegate nel tentativo di creare nuova occupazione potranno più utilmente essere utilizzate rafforzando la capacità operativa dei Consorzi Fidi regionali. È noto infatti che le difficoltà maggiori, per chi intende iniziare una nuova attività (e quindi, di conseguenza, per i nostri giovani imprenditori) possano sintetizzarsi in due punti: la lotta contro una burocrazia asfissiante e la titanica impresa di riuscire a trovare credito dalle banche. Al momento mi pare che, laddove un euro venga impiegato dai Consorzi o dalle Cooperative fidi per garantire le richieste di prestito di imprenditori meridionali " deboli " esso possa godere di un moltiplicatore notevolmente elevato. In altri termini, un capitale di un milione di euro, utilizzato da uno di questi organismi, può consentire che venga concesso credito per circa otto volte tanto. Non solo, ma queste somme serviranno a coprire quella che è la parte più difficile di un'azienda in start-up, vale a dire le spese di gestione e quelle relative al primo ciclo produttivo."
"Utilizziamo dunque - conclude Feraudo - la professionalità acquisita dai lavoratori di Sviluppo Italia consentendo loro - ad esempio - di fungere da consulenti (regionali, provinciali o comunali) per i rapporti delle imprese nei confronti del sistema bancario locale, in un'ottica che sia però realmente legata al mercato e svincolata da tentazioni assistenzialistiche o, peggio ancora, potenzialmente clientelari."

PUBBLICATO 26/10/2007

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