L’ortopedico.
sac. Sergio Groccia
A volte essa ci spinge a fare esperienze nuove e inaspettate. Apriamo una tenda per vedere cosa c'è al di là e ci accorgiamo che esiste un mondo a noi sconosciuto, uno che ci sembrava impossibile esistesse. Non ci accorgiamo che, col passare degli anni, ci siamo costruiti un mondo tutto nostro, a nostra misura e sembrava che non potessimo realizzarci fuori da esso. All'improvviso qualcosa ci ha spinto a ficcare il naso dove non eravamo mai andati. E' successo a Zaccheo, confinato in un isolamento forse anche aristocratico, abituato ad essere allontanato da tutti in ragione del suo ufficio di esattore di tasse, tranquillo nella sua coscienza più per dispetto verso quanti gli erano contro che per convinzione... succede a lui di curiosare in un assembramento di gente. E all'improvviso si trova al centro dell'attenzione. Era salito su di un albero per vedere chi fosse quell'uomo attorno al quale si era radunata tanta gente e scopre che improvvisamente gli occhi di tutti sono rivolti a lui. Solitamente aveva addosso occhi sprizzanti odio, solitamente ci si rivolgeva a lui solo per maledire, questa volta qualcuno gli chiede un posto alla sua tavola. Non aveva mai avuto una proposta del genere perché non contava amici, e poi stare alla sua tavola significava essere complice delle sue malefatte e ognuno se ne guardava bene. Quanto gli costerà quella curiosità! Ma non credo che la maledirà, anzi forse aspettava l'occasione per avere il coraggio di dare una svolta a quella che era una vita agiata sì, ma disagiata con gli altri e con se stesso. L'occasione gli è spalancata dalla curiosità. Tutti condannavano il Maestro che era a tavola con un peccatore, tutti lo accusavano dicendo che era uno di loro, tutti pensavano alla fine ignobile che faceva sedendo a quella tavola, nessuno invece pensava mai che Zaccheo potesse diventare migliore con il Maestro accanto. Impossibile! Convinti del detto "chi va con lo zoppo impara a zoppicare", non ci è mai sfiorata l'idea, però, che l'ortopedico finisse per zoppicare. Eppure ne frequenta di zoppi! E nel bel mezzo delle critiche più accese e infamanti, Zaccheo si alza da tavola, non per approfittare dell'occasione e ribadire, con uno sberleffo, la sua disonestà già nota, non per avallare e beatificare la sua scomoda posizione, non per trovare conforto da quella presenza che poteva essere per lui una garanzia, ma per riconoscere il suo essere zoppicante e il desiderio che qualcuno gli insegnasse a camminare diritto. Zaccheo, povero nella sua ricchezza, diventa ricco nella restituzione e sbalordisce tutti con la sua dichiarazione: "restituisco quattro volte tanto!" Pazzo! Ti bastava l'onore che il Maestro ti ha dato entrando in casa tua, come a noi spesso basta l'onore per l'amicizia del Parroco, del Vescovo o addirittura del Cardinale o di qualche personaggio illustre. La sua presenza e la benedizione della nostra mensa spesso viene intesa come benedizione del nostro comportamento. Ma a Zaccheo non basta perché ha capito che quello è solo uno spiraglio aperto perché la benedizione dalla mensa si estendesse a tutta la casa e alle persone e diventasse salvezza. Non ha barattato la salvezza con l'onore, né l'ha scambiata. Difatti dopo che il ricco, svuotato, ha pronunciato quelle sofferte parole di ravvedimento, il Maestro dice "oggi la salvezza è entrata in questa casa!" Può anche entrare Gesù o il Parroco o il Cardinale, ma la salvezza vi entra quando spalanchi il cuore e non solo la porta di casa o la bocca per ricevere l'Eucaristia. La salvezza entra quando tu decidi di cambiare. E gli zoppi non camminano meglio solo quando c'é uno strepitoso miracolo, spesso camminano meglio dopo una visita e l'amorevole consiglio di un ortopedico. E a volte alla Sua porta si arriva per curiosità! ( Vangelo: Lc 19,1-10 ) |
PUBBLICATO 03/11/2010
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