OPINIONE Letto 2514  |    Stampa articolo

Marinai, profeti e balene...

Gianluca Garotto
Foto © Acri In Rete
Tornerò a vita per te, Tornerà vita per noi... Guariscimi amore, Dal male d'amore, Guariscimi ora, Tu che ne hai la cura..
Ogni volta che mi accingo ad andare ad una concerto di Vinicio Capossela ripercorro con la mente gli istanti vissuti alla fine dello spettacolo precedente. Ogni spettacolo è sempre diverso e ti lascia dentro quelle emozioni che non riesci a mandar via, come se quelle note insieme a quelle parole, scavino dentro di te un "botro" che ogni volta diventa sempre più profondo, di un qualcosa che ti pervade dentro nell'intimo dell'anima.
L'attesa è un po' come morire, mi dico sempre, e ogni volta mi emoziono sempre di più, perché quando si è li, tutte le difese sono abbassate e si è pronti ad assorbire tutto ciò che ci arriverà dalle nave che sta per attraccare al nostro molo.
Sono circa le 21.14 e nel Teatro Arcimboldi di Milano, la frenesia di vedere quel sipario aprirsi si impossessa di me, dico alla mia amica, "ma non inizia più? ". D'un tratto si spengono le luci il sipario si apre lasciando il palcoscenico alle costole del gigantesco animale marino in cui la ciurma-orchestra trova posto con al centro, seduto al pianoforte, il suo aedo e comandante.
Chiudo gli occhi e si inizia. Subito ci accorgiamo che si tratterà di un concerto-spettacolo che porterà attraverso posti mitologici, incontreremo prigionieri in catene (Billy Budd), ora sirene scandalose (Pryntyl), ora ciclopi (Vinocolo), o un eroe omerico (La Lancia del Pelide), poi in un polpo rosso e brillante (Polpo d'amor) che con le sue otto braccia cerca disperatamente la sua amata, mandando messaggi in profondità, nascondendosi dietro al suo inchiostro nero.
Per quasi tre ore il comandate conduce il suo vascello tra mari e tempeste, verso nuovi lidi, allo scontro con "Grande leviatano". Il viaggio di Marinai, Profeti e Balene subisce una piccola deviazione di rotta quando si pone, senza esitazioni, a favore di un personaggio che, pur lontano dagli eroi appena decantati, viene accolto come tale dal boato generale del pubblico: Giuliano Pisapia, cui viene dedicata la canzone "zingara" Solo mia.
Il pubblico non vorrebbe mai vederlo andare via, ma poco prima della mezzanotte tutto pare essere stato detto e fatto a dovere, e non resta che riprendere il largo: un ultimo guizzo e lascia la platea con il canto delle sirene.

O capitano! Mio capitano!


















PUBBLICATO 24/05/2011

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