RELIGIONE Letto 2617  |    Stampa articolo

L’umanita’ di Gesu’ rivela Dio.

sac. Sergio Groccia
Foto © Acri In Rete
La lettura del brano del Vangelo (Giovanni 14,1-12) con gli occhi del cuore, con la vibrazione della coscienza, può suggerire alcune immediate associazioni interiori ed altri accostamenti alle vicende umane e ai fatti della storia.
Alle volte, per diversi motivi, viviamo momenti di tristezza, di perdita di fiducia; sentiamo l'esigenza profonda di affidarci, non come fuga dalla realtà, come proiezione compensativa, ma proprio come esperienza del nostro essere profondo che richiede l'alterità dell'affidamento; una fede autentica pare favorire e rendere possibile questa esperienza e questa ripresa della fiducia come pacatezza, come forza e movimento interiori che sollecitano ad aprirsi, a dedicarsi: "Non siate tristi: abbiate fede in Dio e abbiate fede anche in me".
Se la fiducia riguarda tutti gli aspetti e le dimensioni della vita, non può non assumere il passaggio concreto e misterioso della morte, esperienza così accomunante e così diversa.
"Vado a prepararvi un posto. E se vado e ve lo preparo, tornerò e vi prenderò con me. Così anche voi sarete dove sono io. Voi sapete dove io vado e sapete anche la strada".
Non si tratta di un luogo fisico, come noi siamo subito indotti a pensare, data la nostra continua esperienza spazio-temporale. Si intuisce un ambito, una possibilità, una dimensione, una realtà di accoglienza amorevole, in alternativa positiva a una situazione di vuoto, di scomparsa, di insignificanza. La fede come intuizione ed esperienza del sentirsi accolti dalla Presenza reale, misteriosa e amorevole di Dio in ogni nostra situazione e condizione, anche in quella della morte.
Tommaso, uno dei discepoli, gli dice di non sapere dove vada e di conseguenza gli chiede di indicargli la strada. Anche noi, ugualmente, non conosciamo la strada e la intravediamo a momenti, alle volte ne perdiamo il tracciato…
E Gesù a Tommaso e a noi: "Io sono la via, io sono la verità e la vita. Solo per mezzo di me si va al Padre. Se mi conoscete, conoscerete anche il Padre".
Non si tratta di un'auto definizione teorica che Gesù esprime di se stesso, bensì di un progetto di umanità, di una prospettiva, di un coinvolgimento nelle relazioni di cui lui diventa riferimento decisivo, illuminante ed esemplare.
Lui è la via, il tracciato per vivere relazioni veramente umane, liberate dalla presunzione di superiorità, dall'egoismo nelle sue diverse forme, dall'aggressività, dall'inimicizia, dalla menzogna.
Lui è la verità perché ci insegna costantemente l'attenzione ad ogni persona, la compassione, l'accoglienza, l'ascolto, la misericordia. La verità è che i bambini sono importanti, che le donne non sono inferiori, hanno uguale, grande dignità; che i malati, a cominciare dai lebbrosi e dai ciechi, sono persone, non oggetti da scartare e allontanare; che chi sbaglia non va allontanato ed escluso, bensì accolto, perdonato, incoraggiato.
Lui è la via, l'umanità così vera, autentica e profonda da accogliere, da vivere, da riproporre nella Parole e nei gesti; la sua umanità di Figlio esprime la divinità: "Se mi conoscete, conoscerete anche il Padre, anzi già lo conoscete e lo avete veduto".
C'è questa richiesta di vedere Dio, come a dire di essere sicuri della sua esistenza e presenza, come il discepolo Filippo: "Signore mostraci il Padre: questo ci basta". E Gesù: "Chi ha visto me ha visto il Padre". E' la sua straordinaria umanità che si vede negli incontri, nelle relazioni con le persone che ci fa intuire e scoprire il Padre; è nel suo amore incondizionato, è nella sua crocifissione che si manifesta la totale condivisione di Dio con la nostra umanità.
Lui stesso ci indica le sue opere come segni che interpellano e favoriscono la fede.
"Ve l'assicuro: chi ha fede in me farà anche lui le opere che faccio io e ne farà di più grandi". E quali sono? Incontrare ed accogliere l'altro, gli altri, Dio, le persone, in modo inscindibile.


PUBBLICATO 26/05/2011

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