RELIGIONE Letto 2246  |    Stampa articolo

Fede umile e coraggiosa, con speranza e decisione.

sac. Sergio Groccia
Foto © Acri In Rete
E' sempre aperta la questione del rapporto fra cuore e ragione, fra dimensioni interiori e parole e gesti che li esprimono. Si è spesso praticata nel passato, con continuità anche nell'oggi, la distinzione, divenuta anche separazione, fra le persone che avevano potuto studiare e quelle che non avevano avuto questa possibilità; con l'importanza attribuita alle prime a scapito delle seconde.
Di conseguenza si è evidenziato per tanto tempo, in modo marcato, la separazione fra il lavoro intellettuale e quello manuale. Le persone considerate semplici hanno rischiato e rischiano tutt'ora di essere ritenute sempliciste, non provvedute, alla buona, facilmente accondiscendenti, senza interrogarsi sulla qualità dei loro sentimenti e della loro disponibilità e insieme sulla capacità e sulle qualità dei loro lavori manuali. Anche per quanto riguarda la fede, questa separazione è avvenuta per lungo tempo e può essere ancora presente: su un piano le persone che hanno studiato teologia, esegesi, morale, storia della Chiesa e per questo saprebbero comunicare agli altri, i preti soprattutto; su un altro piano, tante altre persone del popolo che non hanno vissuto il percorso dello studio e dell'approfondimento teologico, e che vivono la fede nella loro semplicità. Di nuovo, c'è il rischio di attribuire a queste ultime un semplicismo fatto di emotività e di fideismo, indicandolo alle volte anche come esempio rispetto ai ragionamenti "complicati" dei dotti.
La situazione ideale verso cui camminare, supportata anche dalla diffusione in questi ultimi decenni degli studi di teologia fra tante persone è quella di riuscire a rapportare l'esperienza e la riflessione, anzi una riflessione teologica che nasca dall'esperienza, come ha insegnato e insegna la teologia della liberazione. Cercare di essere cristiani, di diventare tali nelle scelte di ogni giorno significa, infatti, riferirsi a Gesù di Nazaret, ridire le sue parole, vivere, come ha vissuto lui, le relazioni con le persone. Non si tratta quindi del credo ad una dottrina, ma dell'orientamento di fondo delle scelte dentro alla storia: vivere con sobrietà e condivisione, con disponibilità e servizio al bene comune, con umiltà e senza arroganza, non da individualisti, bensì in gruppo, movimento, comunità; con passione per la giustizia e la verità; con com-passione nei confronti di chi, per diversi motivi, fa più fatica ed è ai margini; coinvolti nella pratica della non violenza attiva e della costruzione della pace; liberi e fedeli, coerenti e perseveranti.
Questa sensibilità, queste dimensioni interiori, e questi comportamenti vissuti nella concretezza delle scelte quotidiane sono propri di tante persone, su tutta la faccia del Pianeta. Guardando a loro nel suo contesto e in quello attuale, Gesù dice: "Ti ringrazio Padre, Signore del cielo e della terra. Ti ringrazio perché hai nascosto queste cose ai grandi e ai sapienti e le hai fatte conoscere ai piccoli. Sì o Padre, così hai voluto".
Il senso profondo del vivere con amore e dedizione non è capito, anzi è rifiutato da coloro che si presumono grandi, sapienti, potenti. Accettarlo significherebbe rimettere profondamente in discussione se stessi e il mondo da essi costruito. I piccoli siamo tutti noi quando avvertiamo l'umiltà e la povertà della nostra fede, sempre da nutrire per poterla fedelmente testimoniare.
La fede vissuta nella gratitudine, nell'invocazione, nell'affidamento può contribuire ad una profonda, significativa consolazione.
"Venite con me, tutti voi che siete stanchi e oppressi: io vi farò riposare. Accogliete le mie parole e lasciatevi istruire da me. Io non tratto nessuno con violenza e sono buono con tutti. Voi troverete la pace, perché quello che vi domando è per il vostro bene, quel che vi do da portare è un peso leggero". Il riposo in Dio e la consolazione cha da Lui ci viene non è da intendere in senso intimistico e individualista, ma come personale conforto dell'anima per poter riprendere con slancio e dedizione, l'impegno nella storia, per contribuire a renderla più umana.

PUBBLICATO 02/07/2011

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