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Ricordando il professore Giuseppe Julia nel ventennale della sua scomparsa

Anna Maria Algieri
Foto © Acri In Rete
Anche se sono passati vent’anni da quando il professore Giuseppe Julia ci ha lasciati, da quando, alla notizia di quella improvvisa mancanza, mi sentii persa senza più un valido punto di riferimento, essenziale per la mia continua ricerca intellettuale ed umana, conservo di lui un ricordo sempre vivido e reale. A lui devo tanto, perché tanto mi sono serviti i suoi preziosi consigli, il suo appoggio e la sua approvazione nel faticoso e lungo cammino della mia affermazione letteraria. Paternamente presente a diverse cerimonie di premiazione, che mi hanno vista protagonista, era per me fonte di sicurezza e di autostima, considerata la sua straordinaria preparazione umanistica, il suo alto profilo morale e la profondità e acutezza dei suoi giudizi critici. Ho, quindi, avuto la fortuna e il privilegio di percorrere gli esordi e poi una parte importante della mia carriera poetica sotto il suo sguardo vigile, sincero, benevolo ed esigente. Tanti e significativi gli aneddoti legati a lui che amo riportare alla memoria come un prezioso patrimonio personale, come un’eredità culturale d’inestimabile valore. E fra i tanti, mi piace pensare ad un fatto particolare allorché i ruoli, in un certo qual modo, si ribaltarono: lui pubblicava una sua silloge poetica dal titolo “Alla ricerca di Dio” (La Meridiana Editrice, Cosenza, 1988) ed io la recensivo. Ecco quella breve ed affettuosa recensione così come fu pubblicata allora.
Mi sono formata alla scuola del prof. Giuseppe Julia, il quale, fin dal primo manifestarsi della mia poesia, l’ha sempre condivisa e incoraggiata. Io però ho finora conosciuto il prof. Julia solo quale critico, agiografo, studioso della letteratura acrese, e rivelatore profondo della personalità letteraria e politica del nostro Padula, alquanto frainteso, non già quale poeta. Perciò, mi hanno scossa alquanto queste sue liriche, raccolte sotto il titolo di “Alla ricerca di Dio”. Esse, pubblicate in bella veste dalla “Meridiana Editrice”, hanno vinto un premio di poesia, bandito dalla Casa Editrice “Pellegrini” di Cosenza. Sono poche in verità, dato che la forma letteraria preferita da Giuseppe Julia è quella della prosa; ma si presentano assai significative, non tanto quale espressione di uno stato d’animo tutto singolo e personale, quanto anche di una tendenza tutta moderna di ricerca di quel mistero, gradito a Moravia, che vi si adagia sopra soddisfatto, come pare, e contento, ma non così ai giovani, per i quali non costituisce più un nutrimento dello spirito un arido materialismo dialettico, che da qualche tempo pare sprofondato nelle gelide acque della Moscova. Il positivismo ha rigettato Dio. Invece il nuovo umanesimo lo cerca affannosamente, anche se un residuo conato di ottocentesca superbia vorrebbe escluderlo dal nostro pensiero, che oggi pare si nutra della mistica del Crocifisso, riscaldata da un afflato di universale fratellanza, che comprende anche il “Terzo mondo!”.
A me è sembrata una poesia nuova, che va meditata!

PUBBLICATO 19/03/2012

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