La maggioranza di centro – destra, nell'ultima riunione dei capigruppo consiliari, ha deciso di respingere la nostra richiesta di convocazione del consiglio comunale, per riavviare la procedura di incompatibilità del sindaco Gino Trematerra.
Questo ennesimo atto di prevaricazione, sostenuto dal presidente Giuseppe Straface, dimostra il profondo egoismo di una parte politica, che, per tutelare i suoi interessi, calpesta quelli della collettività.
In attesa che si pronunci la Cassazione sul ricorso presentato da alcuni i cittadini che chiedono la decadenza del Sen. Trematerra da membro del Parlamento Europeo, il centro – destra acrese continua a tenere in ostaggio un'intera comunità.
Da tempo il sindaco non fa più il sindaco, lasciando che sia il suo vice a farne le funzioni.
Nel frattempo c'è una città disillusa da vuote promesse elettorali e che si ritrova ad aver perso inutilmente due anni a rincorrere la chimera di un potere contrattuale finora servito solo a renderla più povera.
Di fatto, l'immobilismo determinato dalle questioni personali del sindaco Trematerra ha commissariato l'attività amministrativa, che non va oltre la pessima gestione dell'ordinario.
Acri avrebbe bisogno di programmare un futuro che contenga la drammatica ripresa dell'emigrazione giovanile e non, che favorisca il turismo attraverso la valorizzazione di tante lodevoli iniziative culturali e ricreative, che permetta di respirare alle attività commerciali che vivono una stagione di grandi difficoltà e che dia una prospettiva a chi crede che una prospettiva di crescita vi sia. Da tutto questo il sindaco Gino Trematerra e la maggioranza di centro – destra danno segno di essere lontani anni luce, occupati come sono a mantenere postazioni di potere fini a se stesse. Il Partito Democratico denuncerà in tutte le sedi una situazione non più tollerabile. Si rivolgerà al Prefetto per far si che Acri abbia un governo che governi e che non pensi solo alle beghe personali del sindaco Trematerra.