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Cari giovani fuori sede: ci hanno detto di no...

Mirko De Maldè
Foto © Acri In Rete
L'Appello dei fuori sede acresi a posticipare la data delle primarie, rivolto al gruppo dirigente del PD locale, è finito inesorabilmente nel vuoto.
Mi ero personalmente premurato di far giungere in via "ufficiale" (tramite e-mail personale al segretario cittadino Giuseppe Capalbo, ai candidati Capalbo e Cristofaro, nonché al Commissario Regionale del Pd D'Attorre) il suddetto appello.
Le motivazioni addotte dal Gruppo Dirigente PD per rifiutare lo spostamento delle primarie (giunte prima a me privatamente e dunque ora in forma pubblica) sono, a mio avviso, quantomeno deboli: a generiche "argomentazioni" emerse nella sede del direttivo che ha deciso la data del 16 dicembre, il segretario ha affiancato, nella sua risposta privata al sottoscritto, le "varie problematiche" di quanti, nel periodo natalizio, "scelgono di allontanarsi da Acri per trascorrere le vacanze" (motivazione condivisa dal candidato Capalbo, che si fa portatore di un rinnovamento per ora declinato solo a parole).
A nulla è valso il richiamo al fatto che, per quanto il direttivo del PD sia nella piena legittimità a porre in essere qualsivoglia decisione, la scelta politica di escludere i fuori sede dal voto per mere motivazioni logistiche rappresenta un errore grave. Appare a questo punto altrettanto inutile cercare di far notare la differente rilevanza politica che esiste fra un gruppo sociale quale quello dei fuorisede e le scelte del privato cittadino che decide di non essere presente alle primarie per andare a sciare.
Devo altresì esprimere il mio personale rammarico per il fatto che la risposta pubblica all'appello sia giunta solo in data 12 dicembre, dopo diverse sollecitazioni da parte di molte altre lettere aperte di giovani fuori sede e altre personalità politiche. Tuttavia, ciò che mi ha lasciato davvero sgomento sono due commenti del Segretario PD Capalbo circa l'Appello stesso, che paiono disvelare le vere motivazioni alla base del mancato rinvio, malamente coperte dalle debolissime motivazioni ufficiali.
In un primo comunicato stampa del PD locale, nell'ambito di un attacco personale al candidato Cristofaro che peraltro mi è parso veramente inaccettabile (stante il ruolo super partes e di garanzia istituzionale che il Partito dovrebbe svolgere in una fase come quella delle Primarie, mantenendo una chiara imparzialità ed equidistanza nei confronti dei candidati), si insinuava che l'appello dei fuori sede fosse una iniziativa di un "un gruppo di famiglie dove si organizzano petizioni, mascherandole magari con la parola partecipazione, finalizzate unicamente ad ottenere voti".
Ebbene, io mi sono sentito personalmente offeso da questa insinuazione, che squalifica la partecipazione di tanti giovani e degrada l'iniziativa dei fuori sede a "questione familiare". È vero che la buona fede scandalizza sempre chi è abituato a ragionare ed agire in cattiva fede ma, per quanto sia difficile crederlo, io non ho parentele con nessuno dei due candidati, né tantomeno interessi personali alla vittoria dell'uno o dell'altro, ma avrei considerato una opportunità partecipare alle primarie per il candidato sindaco del mio Paese, delle cui sorti politiche mi sono sempre interessato.
La seconda illazione, a completamento della prima, è giunta dal comunicato del Segretario Capalbo, apparso su acrinrete il 12 dicembre: vi si legge, fra l'altro, che "non può, tuttavia, non destare un legittimo sospetto che qualcosa di insolito, viziato ci sia nell'appello a distanza di questi giovani e non; una richiesta di partecipazione così accorata "stona" con il disinteresse finora manifestato per la politica acrese".
Forse Capalbo ignora o dimentica che molti di quei firmatari dell'appello sono giovani che hanno fatto politica fin da giovanissimi ad Acri (come dimostrano le lettera aperta dell'amico Le Pera e del carissimo amico Michele Vuono, impegnato in politica da molti anni prima di me), con costanza, dedizione e passione. E questi giovani non meriterebbero un giudizio tanto ingeneroso quanto superficiale.
Ad ogni modo, il sospetto e le insinuazioni qualificano, fortunatamente, molto più chi le fa che non chi ne è oggetto o, in questo caso, vittima. Per cui non mi dilungo oltre su queste volgari illazioni.
Se l'intento di Capalbo è quello di educare, o forse addomesticare, "le giovani generazioni circa il significato autentico dell'espressione politica", come egli stesso pretende di fare, posso dire in tranquillità che tale scopo è stato perfettamente raggiunto: i giovani avranno capito di dover stare lontani dalla politica acrese, di doversene disinteressare, e purtroppo temo che molti - a questo punto - lo faranno senz'altro.
Riempirsi la bocca di "significati autentici dell'espressione politica" verso l'elaborazione niente meno che di "idee dominanti" non servirà a nascondere né il vuoto di idee, quasi pneumatico, in cui vive certa parte del centro sinistra acrese, né tantomeno il fatto che nei confronti dell'autenticità dell'espressione politica questi signori nutrono totale disinteresse. Perché non c'è manifestazione più autentica e più limpida di espressione politica di quella di giovani, fuori sede e non, che fanno politica avendo in mente una idea più che una poltrona da assessore.
Su questa vicenda ci sarebbe da meditare, come qualcuno ha opportunamente invitato a fare, e c'era anche un po' da indignarsi. Di certo non era possibile, né tantomeno giusto, che passasse sotto silenzio.
In ultimo, vorrei ringraziare pubblicamente il candidato Cristofaro per aver aderito all'Appello dei fuori sede sia in sede privata che in sede pubblica.

PUBBLICATO 13/12/2012

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