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Forse Vincenzo Padula non avrebbe gradito...

Foto © Acri In Rete
Vincenzo Rizzuto
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Forse Vincenzo Padula non avrebbe gradito che a suo nome si desse un premio per la saggistica a Sgarbi, un personaggio di bandiera della Destra camaleontica più squallida, che ha costruito la sua fortuna mediatica attraverso le strategie più spregiudicate, nelle quali il ricorso allo scandalo rozzo e fastidioso è andato sempre molto più al di là delle sue pur pregevoli doti di storico dell’arte.
Il premio Padula, infatti, fin dall’inizio è stato sempre connotato da chiara e forte tenuta critica, fedele alla sua finalità istituzionale: promuovere la cultura, sentita come impegno civile, declinato soprattutto per il riscatto e la difesa dei più deboli, così come lo stesso Padula ha sostenuto nei suoi scritti più importanti, scritti, di coraggiosa denuncia sociale contro i soprusi di sempre, che gli costarono l’assassinio del giovanissimo fratello Giacomo da parte delle famiglie più potenti e vessatorie del tempo.
Quelle famiglie, come la Destra neofascista di oggi, non possono essere premiate proprio a nome del Padula: è un’operazione che stride, che ci procura dolore nel profondo dell’anima, il tutto detto senza acredine ma con sincero, profondo disappunto.
Ci rendiamo conto che nel tempo odierno la sinistra ha perso la bussola, che la Destra più becera regna sovrana al Governo centrale e regionale; che anche i vari Calenda con i ragazzi di Rignano smaniano per essere accolti nei Palazzi dove guazza Sgarbi, ma questo non può giustifi-care uno sbracamento generale, un disarmo totale di ogni tenuta democratica: pena la pericolosa disperazione, che spingerà le masse autoconvocate a scendere in piazza come sta avvenendo a Palermo e altrove.

PUBBLICATO 01/12/2022 | © Riproduzione Riservata





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