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Lento pede. Vivere nell’Italia estrema

Foto © Acri In Rete
Hortus Acri
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Si discuterà del libro/ricerca (svolto da ricercatori dell’università della Calabria) e dei temi sollevati il 25 maggio 2024, dalle 17:30 alle 19:30, ad Acri, presso la sala del Caffè Letterario (Palazzo San Severino).
L’incontro, organizzato da Hortus Acri, in collaborazione con l’amministrazione comunale, sarà occasione per discutere dei temi del volume con i curatori e con Cittadinanza Attiva. Si invitano le associazioni, le scuole, gli insegnanti e i cittadini interessati a partecipare alla presentazione e alla discussione.

Il 25 maggio 2024 l’associazione culturale Hortus Acri, in collaborazione con l’Amministrazione Comunale e con l’Associazione nazionale Cittadinanza Attiva presenta e discute il volume/ricerca Lento pede. Vivere nell’Italia estrema (editore Donzelli). Si tratta di una importante ricerca svolta in Calabria da un gruppo di ricercatori dell’Università della Calabria coordinati da Domenico Cersosimo e Sabina Licursi.
Chi risiede e come si vive nelle aree interne calabresi? Perché si resta? Cosa orienta a lasciare i luoghi marginalizzati? Che futuro si può immaginare per contrastare lo spopolamento e il declassamento civile dei piccoli e piccolissimi paesi interni? Per rispondere a queste e altre domande, nell’ultimo triennio, un gruppo interdisciplinare di ricercatori del Dipartimento di Scienze politiche e sociali dell’Università della Calabria – circa 30 tra sociologi, politologi, economisti, giuristi – ha indagato le condizioni di vita negli oltre 60 paesi «lontani» dai servizi di cittadinanza appartenenti alle quattro Aree pilota calabresi della Strategia nazionale per le aree interne (Snai) 2014-2020: Sila e Presila crotonese e cosentina, Reventino-Savuto, Versante Ionico-Serre e Grecanica. Un pezzo di Calabria, metafora dell’estremo dell’Italia estrema, da cui è possibile osservare con maggiore nitidezza, da un lato, tendenze, contraddizioni, fragilità che attraversano l’intero territorio regionale e parte rilevante anche di quello nazionale, e, dall’altro, le potenzialità per perseguire soluzioni che consentano di ricostruire l’abitabilità dei paesi. 
Lento pede. Vivere nell’Italia estrema (Donzelli, 2023), curato da Domenico Cersosimo e Sabina Licursi, contiene alcuni risultati della ricerca, nata dalla collaborazione tra la Scuola superiore di scienze delle amministrazioni pubbliche-Unical e il Nucleo di valutazione e verifica degli investimenti pubblici della Regione Calabria. Il testo, in particolare, presenta un’analisi delle trasformazioni socio-demografiche nel primo ventennio di questo nuovo millennio e le previsioni più attendibili, delle dotazioni e qualità dei servizi pubblici essenziali (scuola, sanità e mobilità), della vita quotidiana e delle valutazioni sul futuro atteso dei residenti. Le prospettive di queste aree sono sospese tra la tragedia dell’estinzione demografica incombente, della scomparsa dei bambini, dell’indifferenza pubblica per comunità abbandonate e, nel contempo, la speranza del possibile, dei segni di rinascita e di ripopolamento, dell’ostinazione di giovani e famiglie che praticano la “restanza” come scelta di vita, della tenuta di relazioni umane meno sottomesse alla mercificazione.
Nel testo vengono indagati i nessi tra le scelte soggettive e i vincoli di contesto. Si evidenzia il bisogno di qualificare la vita in luoghi demograficamente rarefatti, lento pede: assumendo il punto di vista dei residenti e riconoscendo le loro capacità di adattamento e la consapevolezza circa gli ostacoli e le risorse che le aree interne  presentano; ri-territorializzando l’intervento pubblico e i servizi per riconoscere, dare voce e potere a coloro che sono rimasti; progettando e realizzando interventi che siano riconquista civile e di cittadinanza per persone costrette a vivere con un welfare debole o introvabile, che restituiscano protagonismo e attivazione alle persone luogo per luogo.
Politicizzando, dunque, la restanza.

PUBBLICATO 02/05/2024 | © Riproduzione Riservata





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