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La Provincia Cosentina - Risposta al signor Paldino.

Alessandra Colamartino
Foto © Acri In Rete
Buon giorno, sono Alessandra Colamartino, giornalista e redattore de La Provincia cosentina. Responsabile delle pag. di area urbana. Scrivo in merito alla polemica sollevata dal sig. Paldino sui presidenti di seggio. Abbiamo già dialogato sull’argomento con il sig. ma forse non lo rammenta. Repetita iuvant quindi ripeto.
La sottoscritta ha impaginato l’articolo della sua collaboratrice Fabiana Fuscaldo. E a giudicare dalla reazione della controparte sono sempre più convinta dell’ottimo lavoro svolto dalla giornalista. Un lavoro pulito, corretto e documentato. Scaldarsi ed indignarsi tanto per tre elenchi di presidenti di seggio, oltretutto pubblici come è giusto che siano, non giova alla serenità del Paldino.
Spero abbia di meglio da fare che non rimuginare o insultare il nostro giornale e la mia corrispondente.
Il pezzo della Fuscaldo era privo di messaggi offensivi. Lo stesso non si può dire della missiva del presidente di seggio. Se quest’ultimo non riconosce il diritto d’informazione e pretende d’imbavagliare chi la pensa diversamente da lui con me è cascato male. Forse perché credo nella democrazia? Visto che il sig. conosce bene la professione del giornalista lo inviterei a lavorare con noi per un mese, 24 su 24.
Senza un attimo di riposo, di vita privata, con orari e responsabilità massacranti. Laddove persino andare al cinema o cenare in pizzeria con gli amici prima di mezzanotte per noi diventa una missione impossibile. Uno stile di vita sacrificato, che corre costantemente sul filo dell’alta tensione. Il tutto per amore di cronaca, per convinzioni intime, per fornire strumenti critici alla comunità troppo spesso plagiata e raggirata dai saccenti demagoghi del terzo millennio.
E’ fondamentale, oggi più di ieri, che si possa risvegliare un’opinione pubblica attenta ed attiva. Mi fa piacere, allora, che si sia acceso questo dibattito…eppur si muove. L’assopimento intellettivo di questi ultimi decenni ci ha fatto sprofondare in una guazza, per dirla alla Giovanni Pascoli, socio-economica disastrosa. Un sistema vizioso dominato dai piccoli imbrogli che generano i grandi imbrogli.
I fattori non cambiano, sul piano etico e morale lasciano lo stesso acre sapore in chi si riscopre beffato. Che la gente si svegli e partecipi del proprio destino mi sembra un dovere, oltre che un diritto, di ciascun cives calabrese. Per tale motivo dissento, anche se apprezzo l’attenzione, dalla reprimenda del Paldino. Tranne in un punto. Sulla delicatezza del nostro mestiere. Ciò è “veritiero” come gli elenchi da noi pubblicati.
Sono quasi certa, infatti, che il Paldino non resisterebbe più di 10 giorni nella nostra situazione. Non dormirebbe in pace sapendo che sua figlia ogni notte, da sola, percorre 20, 30 km prima di rincasare. Spesso in condizioni di forte maltempo, neve, pioggia. Dove abito io (in Sila), ad esempio, c’è spesso la nebbia e visibilità zero. La Ss 107 silana è tristemente nota. Né il sig. Paldino starebbe tranquillo se arrivando alla sua macchina dopo 12 ore di lavoro la trovasse sigillata con il nastro isolante nero.
E potrei elencare tanti altri aspetti della vita di un giornalista che in - forma e s’impegna nel sociale. Per incassi inferiori a quelli degli impiegati nella funzione pubblica. Eppure siamo tutti laureati, preparati e con ottimi curricula alle spalle. Inoltre per informazione “sana” io intendo la diffusione della notizia senza ingerenze politiche o timori riverenziali nei confronti di signorotti che marcano il territorio. Insomma, per chi lo professa con passione il giornalismo è una vocazione, se non si sente dentro la chiamata non si può resistere agli ostacoli di una scelta così preclusiva.
Ritornando al diritto di replica ribadisco al Paldino che tale istituto gli è stato concesso secondo i parametri e la deontologia della nostra professione.
Il sig. Paldino è fortunato a rapportarsi con la regolarità lavorativa e con la realtà emancipata del centro nord visto che quella calabrese è un “tantino” meno efficiente. Mi chiedo, allora, che ha da recriminare se la sua coscienza è a posto? Io tengo solo a difendere la nostra categoria dai giudizi semplicistici e riduttivi. Da chi presume di poterci insegnare il mestiere da dietro una solida scrivania.
Il Paldino è, chiaramente, libero di continuare il suo de profundis. Non può che inorgoglirmi l’essere arrivata al cuore del lettore.

Cordiali saluti

PUBBLICATO 03/04/2008

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