RELIGIONE Letto 2980  |    Stampa articolo

...a costo di morire!

sac. Sergio Groccia
Foto © Acri In Rete
In questi giorni in cui la natura ci parla di vita che rinasce si celebrano i grandi misteri della vita umana. Gesù offre la sua vita per noi. E la offre senza ripensamenti. Ne parla da secoli quel legno benedetto che si chiama "croce". Impropriamente noi pensiamo che la croce sia il dolore che ogni esistenza umana vive. No. La croce è ben altro, è quel dolore che nasce dal fatto di essere cristiani. Nella croce è l'essere respinti e rifiutati, non per motivi di incompatibilità o incomprensioni, ma a causa di Gesù Cristo. Se l'uomo non prende sul serio l'impegno di seguire Gesù, il Vangelo è una consolazione a buon prezzo, la vita naturale e quella cristiana coincidono senza più differenza e si finisce per vedere nella croce semplicemente il disagio quotidiano, la difficoltà e l'angoscia della nostra vita naturale. Non saper distinguere tra vita umana naturale e vita cristiana significa non comprendere il segno essenziale del dolore della croce e attribuire a Dio la responsabilità delle nostre vicende terrene.
Quando si assolutizza un valore -ed è quello che avviene abitualmente oggi- si crea una ideologia: il valore che è un mezzo diventa fine cioè idolo poiché si sostituisce a Dio, unico vero fine, fine assoluto. Chi segue una ideologia arriva ad usare tutto, compreso se stesso, per servire il fine scelto, generando così quei comportamenti immorali che sono il peccato. Cristo morì proprio perché si oppose a tutte le ideologie del suo tempo: dei sadducei legati al denaro, dei farisei legati alla legge, degli esseni legati alla elezione, degli zeloti legati alla politica. Gesù morendo provoca la morte di tutte le ideologie poiché Dio risuscitandolo si è riconosciuto in Cristo e non nelle ideologie! Dio si riconosce nell'impotenza di Cristo in croce e non si riconosce in nessuna delle potenze di questo mondo. Durante la sua vita Cristo ha trovato la sua forza sempre e solo nella volontà di Dio. Accettando la croce Cristo riconosce la salvezza nella volontà di Dio e non in se stesso -nella propria volontà- e diventa così salvezza per tutti gli uomini che lo accolgono. Dio non è un valore fra tanti, perciò non è in concorrenza con nessun valore umano.
Tutti i valori sono mezzi per ottenere il fine, Dio, fine assoluto perché unico e non primo fra molti! La croce da apparente motivo di fatica diventa aiuto per credere. L'evento della croce non potrà mai essere ridotto ad ideologia perché va sempre contro la sapienza e la sicurezza umana. La salvezza della croce è sempre e solo annunciata, mai capita e realizzata come vorrebbe il desiderio umano: resta salvezza che crocifigge! Non può diventare ideologia perché non soddisfa. La sua forza è nel vissuto più che nella riflessione. Niente più del dolore è comune ad ogni singolo uomo e chiede come necessario il Regno di amore del Padre, libero dal peccato e dal dolore. La contraddizione della croce è lo stesso scandalo della vita. Paradosso esistenziale del male e della sofferenza che non è né spiegato né negato, ma confermato e superato solo nella croce di Cristo risorto che lo ha assunto pienamente. La bellezza di Cristo in croce non è in quanto ha sofferto per noi, ma nel fatto che ha saputo trasformare tutta quella sofferenza in un atto d'amore: la croce è un invito radicale non a soffrire, ma ad amare sempre, a qualunque costo, anche a costo della vita.
L'amore sa benissimo fare a meno della sofferenza e come sul Tabor c'era solo gioia così ci sono i momenti in cui possiamo amare senza soffrire! Ma proprio perché amare è il senso della vita, Cristo in croce ci chiede di non indietreggiare quando il Tabor è un Golgota, purché sia sempre e solo amore! Ad ogni uomo, proprio nella debolezza della sua sofferenza, è offerta la possibilità salvifica di accogliere esistenzialmente la croce di Cristo, evento universale e salvifico, per passare come lui dalla morte alla vita, amando fino alla fine, a costo di morire! E questo sarà possibile ogni giorno se non dimentichiamo che senza di lui non possiamo far nulla perché il tralcio separato dalla vite si secca.

PUBBLICATO 13/04/2010

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