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Sequestrarono il "rivale" in amore Due giovani condannati a sei mesi.

Fabio Melia
Foto © Acri In Rete
L'amore, si sa, molto spesso acceca. E un innamorato infuriato è facile preda di errori che, a lungo andare, gli costeranno caro.
L'otto aprile del 2006, ad Acri, la gelosia s'è rapidamente trasformata in ossessione per poi scaturire nella violenza e nel desiderio di vendetta. Quel giorno F. D. M., all'epoca ventenne, e D. P., che di anni allora ne aveva diciannove, decisero di farla pagare a quel loro coetaneo che, nei mesi precedenti, aveva avuto l'ardire di frequentare la fidanzatina di uno dei due. L'ignaro giovane, infatti, fu fatto salire sull'autovettura di D. M. e trasportato in una stradina laterale della cittadina acrese. A quel punto sarebbero iniziate minacce e botte, una violenza che annichilì la vittima, un ragazzo del tutto normale e senza grilli per la testa scaraventato all'improvviso in un brutto incubo. I due "picchiatori", che avrebbero addirittura spento sul volto della loro "preda" un mozzicone di sigaretta, lo abbandonarono in quella stradina. Il diciannovenne, ferito nel corpo e nell'anima, rientrò a casa scioccato, passando una notte d'inferno tra sensazione d'impotenza, rabbia e paura. Solo il giorno dopo decise che la cosa giusta da fare era una soltanto: denunciare tutto ai carabinieri. E contestualmente alla denuncia, subito in ospedale per farsi visitare ed ottenere un referto che certificasse i danni subiti.
Ebbe così inizio un'attività d'indagine che ben presto separò i due singoli reati (sequestro di persona e lesioni) di cui erano accusati F. D. M. e D. P.: del primo se ne è occupato il Tribunale di Cosenza, mentre il secondo passò tra le mani del giudice di pace di Acri. Nel 2007 il gip Lucia Marletta – accogliendo la richiesta del pm Claudio Curreli – rinviò a giudizio i due ragazzi, dando il via a un processo che s'è concluso solo negli scorsi giorni. Il giudice, al termine del dibattimento, ha condannato per sequestro di persona F. D. M. e D. P. a sei mesi di reclusione (pena sospesa), al pagamento delle spese processuali e ad un risarcimento danni nei confronti della vittima che ammonta a diecimila euro. Sul versante del reato di lesioni, invece, è necessario attendere la decisione della Cassazione, chiamata ad esprimere il suo definitivo giudizio dopo le precedenti assoluzioni in primo grado e in appello.
L'avvocato Guido Vuono, difensore della parte offesa, ha commentato con soddisfazione il verdetto del Tribunale, soffermandosi sulla liquidazione del risarcimento danni, una pratica tutt'altro che comune nel campo penale. Secondo il legale, il giudice monocratico bruzio, pur dimezzando la pena di un anno richiesta dal pubblico ministero e considerata l'età degli imputati, avrebbe optato per una "lezione" più che per una condanna, dando nel contempo "soddisfazione" ad un ragazzo che vive ancora con amarezza quella vicenda. Una brutta storia che l'ha visto protagonista nello sfortunato ruolo della vittima.


Fonte: "Gazzetta del Sud" del 18-06-2010.

PUBBLICATO 19/06/2010

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