È stato lo "scoppiettante" rapporto tra la politica e la magistratura che da troppi anni oramai caratterizza tristemente lo scenario italiano ad essere oggetto del dibattito svoltosi ieri mattina nella sala consiliare di palazzo San Severino Falcone alla presenza dell'assessore Vigliaturo e del vice sindaco Maiorano. In sala, una platea stracolma di giovani studenti ha preso parte, in maniera attenta e partecipativa, al confronto su un tema quanto mai attuale. E si, perché sono proprio loro coloro i quali, più degli altri, hanno bisogno di quei punti di riferimento per costruire una società più sana. Una società in cui non si parli più di magistratura politicizzata e soprattutto non si aggravi di ulteriori connotati negativa la figura del politico e della politica in generale.
A illustrare egregiamente questo ambizioso progetto ci hanno pensato Francesco Minisci, sostituto procuratore della Repubblica a Roma e Arcangelo Badolati, giornalista professionista e capo servizio del quotidiano "Gazzetta del Sud", entrambi autori del <<coraggioso libro>> , come essi stessi lo hanno definito, "La giustizia italiana raccontata a un alieno". Un volume per rivelare la complessa, contraddittoria , inapplicabile giustizia italiana ritenuta oggi, più che mai, un sistema precario che spesso lascia i cittadini smarriti e increduli di fronte all'incertezza della pena.
<< Una giustizia raccontata ad un alieno - ha detto il procuratore Minisci - ha lo scopo di avvicinare alla stessa, in maniera chiara e fruibile, il cittadino. Una magistratura - ha aggiunto il procuratore- che oggi fa fatica a compiere bene il proprio lavoro perché è la legge stessa, verosimilmente, a impedirglielo.>>
Un rapporto malato, dunque, che si protrae da anni e che trascina con se un numero incredibile di paradossi come spiega bene Luca Palamara nella prefazione al testo: << La magistratura è un'istituzione dello stato , che non è in guerra con nessuno e che non vuole essere trascinata su un terreno di contrapposizione che non le appartiene.>> Insomma, politica e magistratura dovrebbero avere gli stessi obiettivi ma oggi, con il clima avvelenato che si respira, diventa sempre più difficile crederlo.
Ancora più forte è stato poi l'intervento del giornalista Badolati che ha presentato una fotografica brutta ma, a malincuore, reale di quello che l'alieno, sbarcando in Italia e soprattutto nel Meridione, incontrerebbe: << Una società che non funziona. Non funzionano i tribunali così come gli ospedali determinando pertanto un sentimento di sfiducia da parte del cittadino. Ecco che - ha proseguito il giornalista - non essendoci più fiducia nello stato quella insicurezza viene colmata dal privato garante di sicurezza,ovvero, il boss.>> Temi caldi, dunque, che per le due ore dell'incontro hanno calamitato l'attenzione dei ragazzi i quali attraverso i loro quesiti hanno permesso di diramare il discorso su altre questioni. I due autori hanno , quindi, approfondito il tema dell' inadeguatezza della pena, dell'indulto, delle intercettazioni e della lotta alla mafia.
Infine l'auspicio di Badolati : << Guardando alla costituzione bisogna ritrovare in tutti i settori, quello giornalistico compreso , quel giusto equilibrio etico che oggi sembra essersi smarrito.>>

Fonte: "Gazzetta del Sud del" del 17-10-2010.