OPINIONE Letto 2773  |    Stampa articolo

Pecunia non olet...

Franco Bifano
Foto © Acri In Rete
Sappiamo tutti (credo) che  lo scopo principale della banche è negoziare soldi, ovvero fare soldi “movimentando” soldi. Fin qui tutto normale. Tuttavia alcuni  istituti di credito, nell’ambito di questa attività, si comportano a volte in maniera singolare. Capita infatti che si dichiarino disponibili ad erogare  un prestito, magari, di soli 20.000,00  Euro  a fronte di garanzie pazzesche  del tipo: casa con garage, più  terreni e persino un  garante cioè qualcuno che garantisca per te (di solito il papà o il nonno  solo, ovviamente, se quest’ultimo è munito di pensione sostanziosa). In altre occasioni però, stranamente, gli stessi istituti si dimostrano più generosi  (misteri della finanza) concedendo prestiti per cifre decisamente più alte, anche  dell’ordine di  500.000,00 Euro chiedendo  pochissime garanzie, anzi a volte nessuna. Insomma, è chiaro a tutti  che quando si tratta di veicolare  denaro non sempre i meccanismi sono cristallini.
Esiste un istituto che da sempre attira la mia curiosità: l’Istituto Opere Religiose (I.O.R.) di proprietà del Vaticano. Cosa saranno mai queste opere religiose? Intanto, immagini che si tratti di un posto dove operano frati o  suore, magari, anziani  dove si raccolgono fondi per sostenere le parrocchie, che a loro volta stanno vicino alle famiglie, ai deboli, ai bisognosi. Sbagliato. E’ tutt’altra cosa. E’ una banca. E che banca!! 130 dipendenti, patrimonio stimato nel 2008 in 5 milioni di euro (fonte wikipedia)
Allora pensi, una banca di proprietà del Vaticano, strano….però (visti i tempi) se è stata concepita  anche con l’intento di concedere mutui a tassi di interessi umani”, è meraviglioso. Meglio ancora se concessi  a giovani coppie (e sono tante) che vorrebbero acquistare  la prima casa per tentare di metter su  famiglia, cardine principale su cui si deve fondare la società come, giustamente, sostiene la Chiesa.   
Sorpresa! Non è così…. Allora sarà, comunque, una onlus, quelle società o associazioni  che  devono chiudere i bilanci in parità, in sostanza non devono far profitti. Ahimè, neanche questo! Ed allora? La domanda sorge spontanea (direbbe  il mitico Antonio Lubrano di Mi manda rai tre) che caspita ci faranno con tutti questi soldi? Sicuramente affari, non per nulla lo I.O.R. è stato coinvolto nelle più torbide vicende degli ultimi trent’anni senza che in tutto questo tempo venisse, sostanzialmente,  cambiato qualcosa. L’ultima inchiesta che  vede coinvolto lo I.O.R. è di poco giorni fa, 23 milioni di euro veicolati, forse,  in barba alle leggi antiriciclaggio. Pazzesco! Quante famiglie in difficoltà, quanti giovani coppie si potrebbero aiutare dando loro fiducia,  concedendo  semplicemente credito visto che le risorse non mancano..
Pecunia non olet. Sbagliavano, secondo me, gli antichi romani, non è vero che il denaro non ha odore. Un certo tipo di denaro è certamente maleodorante, anzi  puzza proprio! A volte di corruzione, altre volte di prostituzione, di droga o di traffico d’armi. Lo si dovrebbe sentire lontano un miglio, anche se si è raffreddati (gli spifferi in  alcuni palazzi austeri non mancano). Forse, sarebbe ora di rivedere i meccanismi che governano l’ Istituto Opere Religiose e proporre una visione più “illuminata” della gestione del denaro. Intanto per cominciare  potrebbe essere utile  ripartire   dal racconto evangelico del  cammello e della cruna dell’ago.

PUBBLICATO 13/11/2010

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